Il potere del Contesto: la chiave del comportamento

contesto come chiave del comportamento

Di riprova sociale ne abbiamo già accennato. Un tema che ricorre molto spesso in più e più ambiti. Accomunabile a questo concetto, è strettamente legato quello di contesto. Ci comportiamo esattamente come le altre persone a seconda del contesto in cui ci troviamo.

Alcuni anni fa due psicologi dell’ università di Princeton, John Darley e Daniel Batson, hanno deciso di condurre una ricerca ispirata alla famosa parabola del buon samaritano. Un viaggiatore in gravi condizioni fisiche, abbandonato sulla strada. Gli uomini a passare per quella strada sono tre, un sacerdote, un levita, ed infine un membro di una minoranza disprezzata, un samaritano. La parabola è molto caratteristica perchè è proprio quest ultimo a curare il viaggiatore e non il sacerdote o il levita, ritenuti migliori persone.

I due psicologi hanno inscenato la vicenda riportandola ai giorni nostri al Princeton Theological Seminary. Hanno incontrato un gruppo di seminaristi, presi uno ad uno, e ad ognuno dei quali hanno chiesto di elaborare un discorso su un argomento della Bibbia. In seguito di recarsi in un luogo lì vicino per esporlo.
Vicino all’edificio ogni seminarista avrebbe incontrato un uomo, sulla strada, anch egli in condizioni non proprio ottimali come il viaggiatore della parabola.

CHI SI FERMERÀ PER SOCCORRERLO?

I due psicologi non si sono fermati a questo, ma hanno voluto introdurre delle variabili così da avere valori più attendibili.
Prima di introdurre le variabili hanno consegnato un questionario agli studenti domandandogli per quale ragione avessero scelto di studiare teologia. Ad ognuno hanno proposto un determinato argomento, in particolare ad alcuni è stato chiesto di parlare dell’importanza della vocazione religiosa, ad altri invece è stata presentata la parabola del buon samaritano e via dicendo altri argomenti.
Infine i due psicologi hanno terminato la conversazione con il malcapitato seminarista con un semplice: “sei in ritardo, sbrigati ad arrivare all’edificio che ti stanno aspettando”. Ad altri ancora hanno detto: “ qui abbiamo finito, puoi pure andare, ti aspetteranno un po’, ma se vuoi puoi incominciare ad andare”.

QUALE DI QUESTI STUDENTI SI SARÀ FERMATO AD AIUTARE IL VIAGGIATORE?

Vi starete sicuramente dicendo che si sono fermati i seminaristi a cui è stato chiesto di parlare della vocazione religiosa o più banalmente quelli a cui è stata presentata da esporre la parabola del buon samaritano. Niente di più sbagliato.
Ora facciamo un passo indietro: voi vi sareste fermati?
Vi presentano la parabola del buon samaritano, pochi minuti più tardi vi ritrovate di fronte ad una situazione analoga: in un contesto simile cosa fareste?
Si, probabilmente direste che vi fermate. La verità però è che non è un fattore dominante, né che siate seminaristi, né che abbiate appena ricordato quanto sia importante la compassione e neanche che vi abbiamo appena ricordato la vicenda del samaritano.
L’unico fattore a risultare importante è stato il tempo, l’essere o meno di fretta.
Il gruppo di persone che era in ritardo si è fermato solo nel 10% dei casi, mentre gli altri il 63%.

Questo esperimento sociale suggerisce come i pensieri, le sensazioni e le convinzioni siano in definitiva meno importanti del contesto immediato. Non significa però che le condizioni psicologiche e le storie personali siano inutili o comunque non abbastanza importanti per spiegare il nostro comportamento. Semplicemente tutto ciò è volto a far capire che siamo facilmente malleabili, e siamo legati sempre e comunque al contesto in cui ci troviamo.

confronto tra boutique e mercato

Ci comportiamo in un determinato modo a seconda della situazione in cui ci troviamo.
Proviamo ora a immaginare quanto detto anche in altri ambiti: entriamo in una boutique di Montenapoleone, luci meravigliose, tutto curato nei minimi dettagli, etichetta sulla maglietta griffata: 70 euro. Adesso catapultiamoci in una realtà di periferia, in un mercato di una zona malfamata, stesso maglietta, il negoziante che vi urla: “quella costa 60 euro”. Vi assicuro che se nel primo caso, quantomeno pensate di fare l’acquisto, nel secondo non vi passa neanche per la testa.

In questi giorni in quale contesto ti sei ritrovato che ti ha fatto cambiare comportamento?

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